Sono il presidente di una giovane società ciclistica giovanile nata appena un anno fa e con questa lettera non voglio assolutamente creare polemiche ma tutt’altro; voglio raccontare la nostra esperienza, in modo tale che possa essere uno spunto di analisi e di riflessione per tutti gli addetti ai lavori.
Abbiamo aperto la società con grande entusiasmo, cercando di operare nell’interesse esclusivo dei ragazzi, con la ferma convinzione che il nostro ruolo abbia una funzione sociale oltre che sportiva. Abbiamo cercato di portare una visione più «fresca», un modo di essere più «giovane», convinti che il miglior canale di comunicazione verso ragazzi di 13/16 anni sia quello di porsi al loro stesso livello linguistico e di mood.
Sul lato sportivo, siamo fermamente convinti che i ragazzi di questa età debbano avere la possibilità di fare quante più esperienze possibili, conoscendo il ciclismo in ogni sua sfaccettatura e in ogni disciplina. Cerchiamo di far capire loro che non esiste solo la bici da strada, ma anche Mtb, pista, ciclocross, Dh e Bmx. Promuoviamo, nel limite del possibile, la tanto «sventolata» multi - disciplina.
Nonostante la nostra attività prevalente sia su strada, ammiriamo molto il settore fuoristrada e cerchiamo di fare tesoro di tutti i «plus» che questo mondo ha acquisito negli ultimi anni, rendendolo, dal nostro punto di vista, un esempio in termini di modernità degli allenamenti e soprattutto di approccio con i ragazzi.
In sintesi, cerchiamo di fare del nostro meglio per promuovere lo sport.
I feedback di questo nostro approccio si stanno rivelando positivi, tanto che per la prossima stagione 2025 abbiamo quasi raddoppiato il numero dei tesserati, passando dai 7 Esordienti e 7 Allievi del 2024 ai 12 Allievi e 10 Esordienti per il 2025.
A ottobre 2024 parteciperemo alla stagione di ciclocross, senza alcuna velleità di classifica, ma sfruttando l’occasione per far acquisire ai nostri ragazzi una competenza nell’uso del mezzo meccanico, un’attitudine a gestire l’imprevisto meccanico e una predisposizione a superare le difficoltà, che niente come il «fango» sa insegnare.
A questo punto arrivo alle riflessioni...
Chi ama il nostro sport e i ragazzi come li amiamo noi dovrebbe, a mio avviso, fare solo un plauso a iniziative del genere, collaborare per un interesse comune più grande e gioire insieme qualora, in un futuro remoto, riuscissimo a contribuire alla formazione di un futuro campione o semplicemente alla formazione di alcuni «uomini del domani» migliori di alcuni «uomini di oggi».
E Invece no! È mai possibile che esistano società di categorie giovanili che, nonostante le esplicite richieste dei ragazzi di voler intraprendere nuove avventure (come il ciclocross) si rifiutino di concedere il nulla osta per il prestito temporaneo, impedendo ai ragazzi di crescere? È mai possibile che queste società possano dire a un ragazzo: «Se dopo il ciclocross torni da me, ti do il nulla osta, altrimenti non ti faccio correre»? È mai possibile che non si capisca che il ciclismo giovanile è fatto dai ragazzi e che,
se continuiamo a operare in questo modo, il trend di decrescita dei tesserati non subirà mai un’inversione di rotta e ci troveremo la domenica a fare competizioni con soli 30 ragazzi? (e parlo del settore strada). È mai possibile non capire che per crescere bisogna unirsi, creare rete tra società sportive per un interesse più grande, al posto che voler fare solo ed esclusivamente campanilismo? È mai possibile non capire che questi atteggiamenti non sono un «dispetto» a una società sportiva che viene considerata rivale (che a mio avviso dovrebbe essere considerata collega) ma è solo un «grande torto» perpetrato nei confronti dei ragazzi?
Mi scuso anticipatamente per lo sfogo, ma la passione che mettiamo in quello che facciamo ha radici molto profonde (oltre allo sport), e queste «ingiustizie» provocano reazioni intense, perché vanno nella direzione opposta rispetto a tutto ciò che dobbiamo trasmettere ai giovani, sia in termini di etica sportiva che in termini di etica morale.
In queste riflessioni non ho volutamente indicato nomi e cognomi, poiché credo che le persone passino, alcune senza nemmeno lasciare il segno, ma se non si pone rimedio a un modus operandi ormai consolidato, le cose non potranno mai migliorare.
Sono chiaramente disponibile a qualsiasi tipo di confronto in merito, assumendomi fin da ora ogni responsabilità per quanto espresso sopra.
Francesco Giacobbi